La strada dei castagneti


L'Appennino tosco-romagnolo nelle vallate del Senio, del Sintria e del Lamone, è un ambiente naturale straordinario e di grande fascino. Ovunque, intercalati da prati dove crescono i ginepri e la rosa canina, si incontrano fitti boschi di carpino, frassino e roverella. Ma l'elemento che più segna e caratterizza il paesaggio di questa parte dell'Appennino è la presenza del castagno. Ampi castagneti, vecchi di secoli, ricoprono i ripidi versanti dei monti. Da metà agosto a settembre i produttori lavorano intensamente alla preparazione del terreno e alla cura del sottobosco, per rendere possibile la raccolta dei marroni che li impegnerà per tutto il mese di ottobre.
Sono oltre 450 gli ettari coltivati a castagneto da frutto nelle valli del Senio, del Lamone e del Sintria, con oltre 80 aziende. In questa zona si produce il marrone di Casola Valsenio: un marrone particolarmente apprezzato per il sapore e la dimensione.

Il Marrone di Casola Valsenio
Il frutto ha un colore avana scuro con forma ellittica e striature evidenti. L’apice è sub conico, pronunciato e tormentoso. Il tegumento, di medio spessore, penetra solo talvolta nelle solcature del seme. Occorrono dai 60 agli 80 frutti per chilogrammo. La raccolta inizia ai primi di ottobre. L’albero, di medio vigore con rami penduli, inizia la produzione tra il quinto e il decimo anno dall’innesto e fiorisce nel mese di giugno. Il prodotto, avviato al consumo fresco e alla preparazione di marron-glacés, è di notevole valore commerciale.
La "Strada dei Castagneti" vuole proporsi come l'occasione per entrare in contatto - in ottobre come negli altri periodi dell'anno - con il mondo dei castagneti e dei marroni, con le aziende agricole che dedicano impegno, passione e fatica per mantenere vivo l'interesse per questo tipico e straordinario prodotto dell'Appennino.



Un pò di storia
La presenza di castagneti da frutto nei territori dei comuni di Casola Valsenio e Brisighella,
che si estendono dalla vallata del Senio a quella del Lamone, risale a circa mille anni fa. Lo sviluppo della coltivazione del castagno si ebbe soprattutto tra il XIII e XIV secolo, in corrispondenza dell'incremento demografico per cui il castagno diventò per tantecomunità montane la risorsa primaria, una vera pianta di civiltà attorno a cui ruotavano la vita e la cultura locale. 
Protagonisti di questa grande trasformazione furono principalmente gli insediamenti religiosi come la pieve di Monte Mauro, l'abbazia di Valsenio e la Pieve del Tho.
La coltivazione del castagno diventò così importante da essere regolamentata dagli Statuti Comunali di Brisighella del 1410, che stabilivano norme di vendita per castagne e marroni. A tale epoca si rileva già una corrispondenza tra qualità del cibo e qualità della persona, per cui le piccole castagne vengono identificate come alimento dei contadini e dei poveri mentre i marroni, più grossi e pregiati, sono destinati a nobili e ricchi.
Per i primi le castagne costituivano una componente fondamentale dell'alimentazione da ottobre a marzo, tanto che il castagno era detto "l'albero del pane" dei montanari, mentre per ricchi e nobili i marroni costituivano un alimento di piacere da consumare a fine pranzo.
Tra il secolo XV e XVI i marroni della valle del Senio confluivano nel mercato di Riolo e da qui raggiungevano città come Milano, Bologna e Verona o la tavola del Duca di Urbino.
I marroni di Brisighella invece finivano anche in Oriente, grazie a rapporti politici e mercantili
instaurati con i Veneziani.
Dall'800 in poi il consumo dei marroni si è allargato a strati più ampi della popolazione in corrispondenza di una maggiore diffusione della ricchezza. Fino all'ultimo dopoguerra, quando, con l'abbandono della montagna e dell'alta collina, la produzione ed il consumo di castagne e marroni subirono un forte calo per motivi economici, sociali e culturali. Negli anni Ottanta è stato avviato il recupero di molti aspetti del mondo contadino, della sua cultura, dei suoi modi di vita e delle sue abitudini alimentari con la ripresa del consumo dei frutti di un tempo. Tra cui il marrone, diventato finalmente, grazie al diffuso benessere, un prodotto di largo consumo dall'aspetto e dal sapore fortemente evocativi della vita e delle atmosfere autunnali di un tempo.